DALLA PARTE DELLA LIBERTA’ E DELLA PACE…
“In famiglia si doveva scegliere da che parte stare: o ribellarsi e diventare partigiani, oppure dividersi e stare con i fascisti. Noi abbiamo scelto la via della libertà, che però ci è costata molto cara. Eravamo tutti uniti e con la stessa idea. Io portavo ai partigiani da mangiare, a volte andavo fino a Edolo a comperare sale, zucchero e sigarette e soprattutto per avere informazioni, che poi passavo a Bigio (Romelli, vice comandante della 54esima Brigata Garibaldi) e lui mi consegnava dei biglietti da portare in brigata.
Il contributo di noi donne nella lotta di Liberazione è stato direi unanime, perché quasi tutte avevamo gente nascosta sulla montagna e ci davamo da fare in mille modi… Preparavamo cibo, cucivamo vestiti, sferruzzavamo calze; nascondevamo i nostri cari ricercati dai fascisti nelle cantine, nei fienili sotto il fieno, nelle stalle; se erano malati, ci prendevamo cura di loro e si andava a medicarli… Salivo in montagna di buon mattino, portando sulle spalle la mia gerla con dentro ciò che serviva ai partigiani nascosti e, per fortuna, quando mi capitò di essere fermata dai fascisti, era al rientro e la mia gerla era carica di legna da ardere.
I ragazzi che leggeranno il mio racconto devono ascoltare e capire certe cose, che a loro possono sembrare strane, ma sono vere e non devono mai più succedere. È stato un periodo brutto, ma da ricordare. Auguro di cuore a chi verrà dopo di me, di non dover mai passare quello che abbiamo passato noi durante la guerra. E i ragazzi devono capire soprattutto che non ci si deve aggregare a «certe idee», quelle fasciste, ma sapere da che parte stare: la parte della Libertà e della Pace”.
Enrichetta Gozzi
DALLA PARTE DELLA LIBERTA’ E DELLA PACE…
“In famiglia si doveva scegliere da che parte stare: o ribellarsi e diventare partigiani, oppure dividersi e stare con i fascisti. Noi abbiamo scelto la via della libertà, che però ci è costata molto cara. Eravamo tutti uniti e con la stessa idea. Io portavo ai partigiani da mangiare, a volte andavo fino a Edolo a comperare sale, zucchero e sigarette e soprattutto per avere informazioni, che poi passavo a Bigio (Romelli, vice comandante della 54esima Brigata Garibaldi) e lui mi consegnava dei biglietti da portare in brigata.
Il contributo di noi donne nella lotta di Liberazione è stato direi unanime, perché quasi tutte avevamo gente nascosta sulla montagna e ci davamo da fare in mille modi… Preparavamo cibo, cucivamo vestiti, sferruzzavamo calze; nascondevamo i nostri cari ricercati dai fascisti nelle cantine, nei fienili sotto il fieno, nelle stalle; se erano malati, ci prendevamo cura di loro e si andava a medicarli… Salivo in montagna di buon mattino, portando sulle spalle la mia gerla con dentro ciò che serviva ai partigiani nascosti e, per fortuna, quando mi capitò di essere fermata dai fascisti, era al rientro e la mia gerla era carica di legna da ardere.
I ragazzi che leggeranno il mio racconto devono ascoltare e capire certe cose, che a loro possono sembrare strane, ma sono vere e non devono mai più succedere. È stato un periodo brutto, ma da ricordare. Auguro di cuore a chi verrà dopo di me, di non dover mai passare quello che abbiamo passato noi durante la guerra. E i ragazzi devono capire soprattutto che non ci si deve aggregare a «certe idee», quelle fasciste, ma sapere da che parte stare: la parte della Libertà e della Pace”.
Enrichetta Gozzi