INTRODUZIONE
Il 3 luglio 2018, nella ricorrenza del 74.mo anniversario dell’incendio di Cevo, il tanto atteso Museo della Resistenza di Valsaviore ha “ aperto le porte” al pubblico e, da allora, negli orari stabiliti è visitabile gratuitamente per tutti.
L’inaugurazione ufficiale è avvenuta un anno dopo, il 27 settembre 2019, con la presenza degli alunni delle scuole dell’Istituto Comprensivo di Cedegolo , del Dirigente Giacomino Ricci e con la preziosa partecipazione dell’onorevole prof. Paolo Corsini, che ha illustrato significato , funzione e finalità del Museo stesso.
La sua realizzazione, partita dalla proposta avanzata il 3 luglio 2004 dal compianto Domenico Ghirardi, che ne ha seguito attentamente tutto il percorso sino alla sua inaugurazione, è stato davvero lungo e tortuoso, economicamente rilevante e le difficoltà, purtroppo, perdurano anche tutt’oggi.
Nella programmazione dell’Amministrazione Comunale per la tornata 2009/2014 la realizzazione del Museo della Resistenza con sede in Cevo costituiva un obiettivo prioritario quale doveroso riconoscimento per il tributo che tutti gli abitanti della Valsaviore, ma in particolare i cevesi, hanno dato al movimento resistenziale, culminato purtroppo con l’incendio dell’abitato di Cevo il 3 luglio 1944.
Si iniziò con la costituzione di una Commissione con il compito di individuare il percorso più idoneo e fattibile per l’attuazione di
questo auspicato ed ambizioso progetto, lungo un percorso storicamente razionale, concreto ed attuale: la stesura di uno Statuto che, nelle finalità, mira a diffondere i valori della Costituzione italiana nata dalla Resistenza, opera per la raccolta di materiale documentale dell’attività partigiana e si impegna concretamente per trasmettere la MEMORIA e la testimonianza dei fatti e dei loro protagonisti alle giovani generazioni.
L’avvio dell’impresa riscosse plauso ed entusiasmo diffusi che, purtroppo, lungo il difficile ed articolato percorso, perse molti sostenitori che preferirono stare alla finestra “per vedere l’effetto che fa”, quando non addirittura scelsero di remare contro. Oggi possiamo affermare con orgoglio che, nonostante le difficoltà di vario genere incontrate lungo il cammino, l’effimera chimera ideata, è diventata una splendida realtà.
Il percorso si è articolato in varie tappe: il sito dove insediare il futuro Museo, individuato nell’edificio delle scuole elementari accorpandole in un unico nuovo complesso con la scuola dell’infanzia in via Castello.
L’edificio così liberato comportò impegni onerosi: la sistemazione dei locali ed il conseguente allestimento con il materiale documentale raccolto nel frattempo e messo a disposizione dai cittadini e dal Comune.
Nel frattempo emersero prese di posizioni individuali e di associazioni che esprimevano opinioni, valutazioni, proposte in ordine a quanto si stava facendo, specie in riferimento all’allestimento che, anziché favorire il già difficoltoso percorso, lo intralciavano ulteriormente.
Si spera vivamente che in seguito, pur nel doveroso rispetto delle personali opinioni, si possa registrare maggiore collaborazione ed impegno nel sostenere ed implementare la diffusione e l’attività del Museo della Resistenza, tenendo presente che “non basta costruire una casa: è necessario provvedere alla sua costante manutenzione, pena il pericolo del suo deterioramento e disfacimento”.
Non è mia abitudine, ma in questo caso non posso esimermi dal
ringraziare due persone, fra le altre: in particolare l’allestitore Carlo Simoni e il Presidente del Museo, Guerino Ramponi, i quali con caparbietà , tenacia e competenza hanno saputo condurre all’allestimento del Museo ed alla sua inaugurazione, che ora consente di operare concretamente per l’attuazione delle finalità statutarie.
Ovviamente, come dissi nella cerimonia di inaugurazione, questo era il punto di partenza per una nuova realtà finalizzata a promuovere ed a confermare i valori della Resistenza confluiti poi nella nostra Costituzione, che purtroppo ancora oggi sono spesso disattesi.
Ero e rimango, però, fermo nella convinzione, che è anche certezza: i nostri partigiani, le nostre donne con il loro generoso ed indispensabile aiuto, gli abitanti di Cevo che hanno vissuto la Resistenza ed il tragico incendio del paese con le drammatiche conseguenze, condividono il percorso compiuto ed apprezzano quanto realizzato.
Questo convinzione è stata la determinazione che mi ha sostenuto nell’impegno, superando tante difficoltà ed anche i comportamenti ambigui di molte persone. Sicuramente tutto è migliorabile e forse si poteva fare anche meglio, tuttavia bisognava pure iniziare: ancora molto resta da fare, in un processo di evoluzione nel tempo a venire.
Occorre il concorso sincero e disinteressato di tutti, bisogna impegnarsi davvero e metterci la faccia, non limitarsi a cercare, o ad inventare carenze intese a giustificare la propria latitanza. Non è accettabile stare alla finestra a guardare quelli che fanno e poi limitarsi a criticare.
Occorre essere protagonisti, cioè scegliere da che parte stare, sull’esempio dei nostri partigiani che seppero scegliere la parte giusta, pagando anche con la vita, la propria coerenza.
Ringrazio tutti coloro che, a vario titolo, mi hanno affiancato in questa impresa così difficoltosa, ma così nobile, da ripagare di tutti gli sforzi finora sostenuti e, sicuramente, anche di quelli futuri.
Il sindaco
Silvio Marcello Citroni
INTRODUZIONE
Il 3 luglio 2018, nella ricorrenza del 74.mo anniversario dell’incendio di Cevo, il tanto atteso Museo della Resistenza di Valsaviore ha “ aperto le porte” al pubblico e, da allora, negli orari stabiliti è visitabile gratuitamente per tutti.
L’inaugurazione ufficiale è avvenuta un anno dopo, il 27 settembre 2019, con la presenza degli alunni delle scuole dell’Istituto Comprensivo di Cedegolo , del Dirigente Giacomino Ricci e con la preziosa partecipazione dell’onorevole prof. Paolo Corsini, che ha illustrato significato , funzione e finalità del Museo stesso.
La sua realizzazione, partita dalla proposta avanzata il 3 luglio 2004 dal compianto Domenico Ghirardi, che ne ha seguito attentamente tutto il percorso sino alla sua inaugurazione, è stato davvero lungo e tortuoso, economicamente rilevante e le difficoltà, purtroppo, perdurano anche tutt’oggi.
Nella programmazione dell’Amministrazione Comunale per la tornata 2009/2014 la realizzazione del Museo della Resistenza con sede in Cevo costituiva un obiettivo prioritario quale doveroso riconoscimento per il tributo che tutti gli abitanti della Valsaviore, ma in particolare i cevesi, hanno dato al movimento resistenziale, culminato purtroppo con l’incendio dell’abitato di Cevo il 3 luglio 1944.
Si iniziò con la costituzione di una Commissione con il compito di individuare il percorso più idoneo e fattibile per l’attuazione di
questo auspicato ed ambizioso progetto, lungo un percorso storicamente razionale, concreto ed attuale: la stesura di uno Statuto che, nelle finalità, mira a diffondere i valori della Costituzione italiana nata dalla Resistenza, opera per la raccolta di materiale documentale dell’attività partigiana e si impegna concretamente per trasmettere la MEMORIA e la testimonianza dei fatti e dei loro protagonisti alle giovani generazioni.
L’avvio dell’impresa riscosse plauso ed entusiasmo diffusi che, purtroppo, lungo il difficile ed articolato percorso, perse molti sostenitori che preferirono stare alla finestra “per vedere l’effetto che fa”, quando non addirittura scelsero di remare contro. Oggi possiamo affermare con orgoglio che, nonostante le difficoltà di vario genere incontrate lungo il cammino, l’effimera chimera ideata, è diventata una splendida realtà.
Il percorso si è articolato in varie tappe: il sito dove insediare il futuro Museo, individuato nell’edificio delle scuole elementari accorpandole in un unico nuovo complesso con la scuola dell’infanzia in via Castello.
L’edificio così liberato comportò impegni onerosi: la sistemazione dei locali ed il conseguente allestimento con il materiale documentale raccolto nel frattempo e messo a disposizione dai cittadini e dal Comune.
Nel frattempo emersero prese di posizioni individuali e di associazioni che esprimevano opinioni, valutazioni, proposte in ordine a quanto si stava facendo, specie in riferimento all’allestimento che, anziché favorire il già difficoltoso percorso, lo intralciavano ulteriormente.
Si spera vivamente che in seguito, pur nel doveroso rispetto delle personali opinioni, si possa registrare maggiore collaborazione ed impegno nel sostenere ed implementare la diffusione e l’attività del Museo della Resistenza, tenendo presente che “non basta costruire una casa: è necessario provvedere alla sua costante manutenzione, pena il pericolo del suo deterioramento e disfacimento”.
Non è mia abitudine, ma in questo caso non posso esimermi dal
ringraziare due persone, fra le altre: in particolare l’allestitore Carlo Simoni e il Presidente del Museo, Guerino Ramponi, i quali con caparbietà , tenacia e competenza hanno saputo condurre all’allestimento del Museo ed alla sua inaugurazione, che ora consente di operare concretamente per l’attuazione delle finalità statutarie.
Ovviamente, come dissi nella cerimonia di inaugurazione, questo era il punto di partenza per una nuova realtà finalizzata a promuovere ed a confermare i valori della Resistenza confluiti poi nella nostra Costituzione, che purtroppo ancora oggi sono spesso disattesi.
Ero e rimango, però, fermo nella convinzione, che è anche certezza: i nostri partigiani, le nostre donne con il loro generoso ed indispensabile aiuto, gli abitanti di Cevo che hanno vissuto la Resistenza ed il tragico incendio del paese con le drammatiche conseguenze, condividono il percorso compiuto ed apprezzano quanto realizzato.
Questo convinzione è stata la determinazione che mi ha sostenuto nell’impegno, superando tante difficoltà ed anche i comportamenti ambigui di molte persone. Sicuramente tutto è migliorabile e forse si poteva fare anche meglio, tuttavia bisognava pure iniziare: ancora molto resta da fare, in un processo di evoluzione nel tempo a venire.
Occorre il concorso sincero e disinteressato di tutti, bisogna impegnarsi davvero e metterci la faccia, non limitarsi a cercare, o ad inventare carenze intese a giustificare la propria latitanza. Non è accettabile stare alla finestra a guardare quelli che fanno e poi limitarsi a criticare.
Occorre essere protagonisti, cioè scegliere da che parte stare, sull’esempio dei nostri partigiani che seppero scegliere la parte giusta, pagando anche con la vita, la propria coerenza.
Ringrazio tutti coloro che, a vario titolo, mi hanno affiancato in questa impresa così difficoltosa, ma così nobile, da ripagare di tutti gli sforzi finora sostenuti e, sicuramente, anche di quelli futuri.
Il sindaco
Silvio Marcello Citroni