La storia che vi sto per raccontare, anche se ha dell’inverosimile, è una storia vera che un figlio di contadini, nato e cresciuto sui monti della Valle Camonica, ha vissuto durante un periodo difficile per l’Italia cercando di dare il proprio contributo personale affinché le idee di libertà, di uguaglianza, di giustizia, che aveva assimilato in famiglia, diventassero patrimonio di tutti e fossero l’humus sul quale far crescere uno stato, una nazione dove tutti si sentissero fratelli al di là della razza, della religione, dell’orientamento politico. Per seguire l’anelito di libertà che dentro lo pungolava, si dedicò anima e corpo per cercare di rendere più responsabili e coscienti coloro che gli vivevano vicino o che gli erano stati affidati.
Quando le circostanze l’hanno costretto a scelte spesso difficili e pericolose non si è mai tirato indietro, non si è mai sottratto anzi si è lanciato in imprese ardite confidando sempre che la provvidenza divina avrebbe guidato ogni suo passo.
Nonostante l’apparente spregiudicatezza e l’incrollabile coraggio non è mai stato abbandonato dal senso di precarietà e continuo sentimento di paura per le possibili e concrete eventualità di fallimento. Già parroco di Breno, alla domanda “se avesse mai avuto paura” rivoltagli da alcuni ragazzi delle medie, rispondeva di “aver avuto sempre paura e di ricordare quegli anni come anni di vera
paura, ma nonostante questo di non essersi mai tirato indietro e di aver sempre osato a volte l’impossibile ritenendo che ne valesse la pena sempre e comunque”.
Per Vittorio/Platone/Gioppino il perseguire libertà e giustizia valevano bene anche il sacrificio della vita. Anche dopo l’esperienza che qui si racconta, rimase fedele a questo spirito indomito e le sue “avventure”, il suo impegno, sia in ambito pastorale che
civile, furono improntati dalla volontà di costruire un futuro degno dei sacrifici, delle privazioni e delle sofferenze che lui assieme a tanti altri, molti dei quali purtroppo vi avevano perso la vita, volentieri, senza risparmio e con generosità patirono per dare a noi e
a coloro che ci seguiranno un paese dove la convivenza, la condivisione e la collaborazione fossero l’essenza del vivere comune.
Giacomo Fanetti
La storia che vi sto per raccontare, anche se ha dell’inverosimile, è una storia vera che un figlio di contadini, nato e cresciuto sui monti della Valle Camonica, ha vissuto durante un periodo difficile per l’Italia cercando di dare il proprio contributo personale affinché le idee di libertà, di uguaglianza, di giustizia, che aveva assimilato in famiglia, diventassero patrimonio di tutti e fossero l’humus sul quale far crescere uno stato, una nazione dove tutti si sentissero fratelli al di là della razza, della religione, dell’orientamento politico. Per seguire l’anelito di libertà che dentro lo pungolava, si dedicò anima e corpo per cercare di rendere più responsabili e coscienti coloro che gli vivevano vicino o che gli erano stati affidati.
Quando le circostanze l’hanno costretto a scelte spesso difficili e pericolose non si è mai tirato indietro, non si è mai sottratto anzi si è lanciato in imprese ardite confidando sempre che la provvidenza divina avrebbe guidato ogni suo passo.
Nonostante l’apparente spregiudicatezza e l’incrollabile coraggio non è mai stato abbandonato dal senso di precarietà e continuo sentimento di paura per le possibili e concrete eventualità di fallimento. Già parroco di Breno, alla domanda “se avesse mai avuto paura” rivoltagli da alcuni ragazzi delle medie, rispondeva di “aver avuto sempre paura e di ricordare quegli anni come anni di vera
paura, ma nonostante questo di non essersi mai tirato indietro e di aver sempre osato a volte l’impossibile ritenendo che ne valesse la pena sempre e comunque”.
Per Vittorio/Platone/Gioppino il perseguire libertà e giustizia valevano bene anche il sacrificio della vita. Anche dopo l’esperienza che qui si racconta, rimase fedele a questo spirito indomito e le sue “avventure”, il suo impegno, sia in ambito pastorale che
civile, furono improntati dalla volontà di costruire un futuro degno dei sacrifici, delle privazioni e delle sofferenze che lui assieme a tanti altri, molti dei quali purtroppo vi avevano perso la vita, volentieri, senza risparmio e con generosità patirono per dare a noi e
a coloro che ci seguiranno un paese dove la convivenza, la condivisione e la collaborazione fossero l’essenza del vivere comune.
Giacomo Fanetti