di Valsaviore

ROSINA ROMELLI- Partigiana

BIOGRAFIA

ROSINA ROMELLI «Rosi» è nata a Sonico l’11 agosto 1929 e risiede a Brescia. Ha 14 anni quando viene coinvolta nella lotta partigiana: il padre Luigi, antifascista di idee socialiste, è tra i primi organizzatori della Resistenza bresciana. Attivo nelle operazioni di esodo degli ex partigiani diretti in Svizzera, dopo l’8 settembre, e nella formazione dei gruppi partigiani dell’Alta Valle Camonica, diviene vice comandante militare della 54a Brigata Garibaldi con il nome di battaglia «Bigio». La madre tiene i collegamenti, fa giungere notizie, trasporta armi e munizioni da Edolo a Rino. Nell’aprile del 1944 il padre, ricercato dai fascisti, è costretto a restare in montagna, lei e la madre dovranno seguirlo per ragioni di sicurezza. Ha inizio la vita partigiana «in montagna» per l’intera famiglia: la madre ha l’incarico di provvedere al cibo, lei scende in paese per ricevere notizie. Durante i rastrellamenti si spostano con i partigiani del gruppo. Quando il gruppo guidato dal padre ha l’ordine di scendere in pianura – è l’inizio dell’inverno 1944 – le due donne vengono alloggiate in città. Arrestate il 20 dicembre subiscono interrogatori e maltrattamenti nella sede della questura; vengono condotte in carcere e restano insieme per qualche giorno. In un’altra cella vede, incatenato, il padre. Dopo la separazione sarà costretta ad aspettare la scarcerazione della madre in un collegio di Brescia. Con il padre si incontrerà nei giorni della Liberazione. Dopo la guerra riprende gli studi, ottiene il diploma magistrale e inizia l’attività di maestra. Coniugata, con due figli, ha insegnato nella scuola elementare fino alla pensione.

Riconoscimento: partigiana.

BIOGRAFIA

ROSINA ROMELLI «Rosi» è nata a Sonico l’11 agosto 1929 e risiede a Brescia. Ha 14 anni quando viene coinvolta nella lotta partigiana: il padre Luigi, antifascista di idee socialiste, è tra i primi organizzatori della Resistenza bresciana. Attivo nelle operazioni di esodo degli ex partigiani diretti in Svizzera, dopo l’8 settembre, e nella formazione dei gruppi partigiani dell’Alta Valle Camonica, diviene vice comandante militare della 54a Brigata Garibaldi con il nome di battaglia «Bigio». La madre tiene i collegamenti, fa giungere notizie, trasporta armi e munizioni da Edolo a Rino. Nell’aprile del 1944 il padre, ricercato dai fascisti, è costretto a restare in montagna, lei e la madre dovranno seguirlo per ragioni di sicurezza. Ha inizio la vita partigiana «in montagna» per l’intera famiglia: la madre ha l’incarico di provvedere al cibo, lei scende in paese per ricevere notizie. Durante i rastrellamenti si spostano con i partigiani del gruppo. Quando il gruppo guidato dal padre ha l’ordine di scendere in pianura – è l’inizio dell’inverno 1944 – le due donne vengono alloggiate in città. Arrestate il 20 dicembre subiscono interrogatori e maltrattamenti nella sede della questura; vengono condotte in carcere e restano insieme per qualche giorno. In un’altra cella vede, incatenato, il padre. Dopo la separazione sarà costretta ad aspettare la scarcerazione della madre in un collegio di Brescia. Con il padre si incontrerà nei giorni della Liberazione. Dopo la guerra riprende gli studi, ottiene il diploma magistrale e inizia l’attività di maestra. Coniugata, con due figli, ha insegnato nella scuola elementare fino alla pensione.

Riconoscimento: partigiana.

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